lunedì 20 maggio 2013

Dieci risposte per dieci domande


La rete delle reti é veramente un posto incredibile, dove si trova di tutto. Tra le tante corbellerie antinucleariste, ho scovato pochi giorni fa su un paio di blog dieci domande, risalenti al tempo del referendum “antinucleare” del 2011. La particolaritá di queste dieci domande é quella di essere domande incredibilmente precise, il che  le rende particolarmente facili da sbufalare pur partendo da assunti fastidiosamente errati. Approfitto della relativa calma nella produzione di bufale nucleari per fornire una mia personalissima risposta, nonostante ovviamente io non sia uno degli scienziati cui originariamente erano rivolte:

D1. È vero che il tasso leucemie e di mortalità per malattie tumorali e direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti nucleari?

R1: No, si tratta di una bufala. L’affermazione si basa su uno studio chiamato KIKK (qui lo sbufalamento nell’ambito della critica alla trasmissione TV Presa Diretta) che sostiene appunto la tesi della domanda. Lo studio é di tipo caso-controllo e considera un campione di persone residenti vicino agli impianti nucleari in Germania paragonandone l’incidenza di leucemia infantile con quella in altri gruppi via via piú lontani. Benché  evidenzi un lieve aumento di incidenza in alcuni casi, il punto chiave é che la spiegazione reale di tale aumento non é la presenza o meno di un impianto nucleare bensí qualche effetto non ancora identificato legato alla distanza dai grandi centri abitati. Uno studio successivo in UK ha confermato questa seconda spiegazione, d’altra parte coerente con l’assenza teorica di alcun nesso tra il vivere vicino a un impianto nucleare (incidenti esclusi) e l’incidenza della leucemia infantile.

D2. È vero quanto reso noto da "Medici per l'Ambiente-ISDE Italia", che «nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell'ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell'uomo»?

R2. Non so cosa dicano i citati "Medici per l'ambiente - ISDE Italia", ma ovviamente anche una centrale nucleare ha un proprio fondo naturale di radiazioni, del tutto slegato dall'utilizzo di materiale radioattivo. Vi diró di piú: funzionando, essa emette grandi volumi di orrendo vapore acqueo (oppure acqua in forma liquida), che ha pure un suo fondo naturale di radioattivitá, per quanto a malapena rilevabile e non diverso dal vapore emesso da una pentola con acqua bollente sul fornello di casa. Preoccuparsi per quello significa non aver capito un tubo di come funzionano queste tecnologie e trattare le emissioni di vapore acqueo come magia nera solo perché provengono da un impianto nucleare invece che dalla pentola dell'acqua per la pasta.

D3. È possibile confinare in sicurezza (senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo?

R3. Se confinare in sicurezza significa “senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni”, allora anche l’accumulo precario nel centro di Saluggia, pur soggetto al rischio di inondazione, risponde senz’altro al requisito. Anche una dispersione catastrofica di rifiuti nucleari nell’ambiente, pur essendo un evento molto grave, non sarebbe certo nemmeno lontanamente “letale per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni”. Il confinamento dei rifiuti radioattivi é oggi un problema risolto solo temporaneamente. Sono in studio soluzioni definitive ma ci sono problemi non indifferenti ad applicarle. Buona parte dei probemi oltretutto sono dovuti a forti proteste da parte di una popolazione non sempre in grado di capire cosa sta succedendo e perché, anche perché spesso male informata e allarmata proprio da questo tipo di esagerazioni. 

D 4. È possibile scongiurare disastri di proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?

R4. Certamente, anzi é ció che l’industria nucleare ha immediatamente imparato e implementato nei nuovi impianti. É per questo che gli incidenti nucleari sono per fortuna estremamente rari: perché grazie a tutte le procedure di sicurezza, le ridondanze e gli accorgimenti di progetto soltanto un caso estremamente particolare (e per questo necessariamente molto molto raro) puó ancora causare un rilascio di elementi radioattivi all'esterno. E ancora, nonostante questo sia un caso estremo, le sue conseguenze non sono e non possono essere nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei veri disastri della storia industriale (Bhopal, Seveso,...tanto per citarne alcuni). Con buona pace dei parolai complottisti che emanano bollettini da ecatombe applicando una legge teorica al di fuori del contesto per cui é nata e rifiutando i risultati degli studi medici che contraddicono questa teoria.

D5. Già attualmente (senza costruire nuove centrali) stiamo consumando più uranio di quello che estraiamo. Presto i giacimenti si esauriranno: non stiamo forse preparando oggi, in tempo di pace, la futura guerra per la prossima "risorsa scarsa"?

R5: non riesco a trattenere le risate. Se chi ha posto queste domande si fosse soffermato un secondo su cosa significa “consumare piú di quanto si estrae” starei probabilmente rispondendo alle nove domande sul nucleare. Se si estrae (dai giacimenti) meno di quello che si consuma, ció é dovuto alle risorse aggiuntive rese disponibili dallo smantellamento di alcune  vecchie testate nucleari per uso bellico. Ció ha l’effetto di rallentare il consumo dei giacimenti, non di accelerarlo, (pare ovvio). Comunque l’uranio, pur essendo abbondantissimo in natura (é ovunque nella crosta terrestre, inclusi 3 mg/m3 nell’acqua di mare...naturalmente bisogna poi valutarne i costi di estrazione) prima o poi potrá anche finire o essere troppo caro. Sostenere che questo porterá necessariamente a una “guerra per la prossima "risorsa scarsa"” é un esercizio di salto in lungo (alle conclusioni) decisamente eccessivo: tanto per dirne una, é probabile che prima o poi le fonti rinnovabili diventino veramente sfruttabili in modo conveniente.

D6. Se si ammette che il nucleare è la risposta alla domanda di energia, come si potrà legittimamente negarlo a quesi paesi (si pensi all'Iran) che ne fanno e sempre più ne faranno richiesta?

R6 Tanto per cominciare, il nucleare non é “la risposta” ma una delle risorse disponibili e importanti da sfruttare. Ovviamente anche altri paesi saranno liberi di sfruttare l’energia nucleare, a patto che provvedano a garantire che non hanno intenzione di usarlo per scopi bellici. Cosa che l’Italia, paese moderno e abbastanza democratico, non ha grandi difficoltá a garantire, mentre altre nazioni meno democratiche (come l’Iran citato) avranno maggiori difficoltá a dimostrare. Solo buon senso.

D7. Data la prossimità fra nucleare civile e militare, non c'è il rischio di dover ricorrere a una eccessiva militarizzazione del territorio (diminuendo così significativamente gli spazi della gestione democratica)?

R7. Innanzitutto la “prossimitá” tra nucleare civile e militare é solo un preconcetto nella testa di certi fanatici dovuto alla confusione tra bombe nucleari e centrali elettriche (non piú vicine di quanto un’automobile lo sia a un carro armato o un jet di linea a un cacciabombardiere). Dopodiché, se stiamo parlando di garantire che la filiera di arricchimento del combustibile e di smaltimento dei rifiuti non attiri le attenzioni della criminalitá organizzata allora parliamo di scorte armate al servizio dello Stato, dunque un aiuto e non un ostacolo a garantire il rispetto della Legge e della democrazia. Chiaramente, se per “spazi di gestione democratica”si intende invece bloccare treni per il trasporto di scorie ostacolando il lavoro degli altri impunemente, beh non c’é nulla da temere: giá oggi purtroppo succede e l'introduzione della tecnologia nucleare non cambierebbe molto.

D8. È razionale investire cifre colossali per una energia così tanto prolematica e controversa, quando è risaputo ad esempio che utilizziamo solo una infinitesima parte dell'energia che il Sole invia sulla Terra?

R8. Non meno razionale che investire nell’acquisto di un’automobile quando sappiamo che la meccanica quantistica permette il teletrasporto, perlomeno a livello molecolare. Ho reso l'idea? Senza parlare del fatto che l'energia nucleare é controversa e problematica solo per quelli che non la capiscono. Senza offesa.

D9. Come è possibile che la scienza si schieri a favore di una tecnologia datata, e non di una fiorente e promettente come l'energia alternativa? Dov'è finita la curiosità dello scienziato?

R9. Giá, com'é possibile? Sará mica che ció che voi definite "una tecnologia datata" non lo é affatto e ció che voi definite "fiorente e promettente" non lo é (oggi) nemmeno un po'? Rimarrete sorpresi, ma esiste una sottile differenza tra investire risorse nell’acquisto di una tecnologia utile e investirle nella ricerca su una tecnologia non ancora utile. Il fatto é che con la prima si produce energia utile, tra l’altro, per poter studiare come arrivare alla seconda. Svelato il mistero?

D10. Abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia? O si può (e si deve, vista anche la nostra oggi innegabile incapacità di fatto di ottenere una crescita infinita da questo nostro pianeta finito) aspirare a uno stile di vita più sobrio e ugualmente razionale ed efficiente?

R10. Incapacitá di cosa? Semmai impossibilitá di puntare a una crescita virtualmente infinita nonostante la finitezza delle risorse del pianeta (o della lentezza del loro rinnovamento naturale: il petrolio si crea spontaneamente, solo che ci mette milioni di anni...). La risposta é sí, abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia, indipendentemente dalla riduzione (sacrosanta) degli sprechi e dall’uso razionale dell’energia. Chi sostiene questa tesi della decrescita non capisce (o non vuole capire) che é proprio lo stile di vita abbondante (anche in termini di energia) che permette loro di filosofeggiare su sobrietá, finitezza delle risorse e fare gli schizzinosi sull’uso di una tecnologia imperfetta come il nucleare.

Spero di aver dato qualche spunto di riflessione a chi ha creato queste dieci domande, oltre a sbufalare apertamente le affermazioni e gli assunti gravemente errati da cui alcune di esse partono.